Ascoli Piceno 5 novembre 202
Comunicato stampa n.23
Che l’atrocità di una morte terribile, in una guerra spietata e crudele, possa essere stata la strada per dare senso alla vita di un giovane, è quanto di più grottesco possa sostenere un dirigente di un Ufficio Scolastico Regionale, che invece dovrebbe spendere la propria esistenza a proteggere e far crescere le nuove generazioni.
Nel 2020, ma in generale in ogni tempo, un educatore, che non sia semplicemente un burocrate, dovrebbe individuare il senso della vita nello studio, nel sacrificio per il raggiungimento dei propri obiettivi personali e professionali, nell’impegno nel volontariato, nel coraggio delle proprie idee e non certo nella logica disumana dell’uccidere e dell’essere uccisi.
E’ inoltre evidente che il dottor Filisetti celebri la retorica della guerra semplicemente perché non ne ha mai combattuta una e probabilmente non ha neanche mai letto la corrispondenza di coloro che erano in trincea, altrimenti saprebbe che il freddo, la fame, i pidocchi, il gas, i morti sdraiati al proprio fianco, le mutilazioni subite non possono avere nulla di romantico, nulla che possa far gridare entusiasti “Io c’ero”, senza aggiungere “purtroppo”. E’ solo che a volte qualcuno sacrifica intere generazioni per un obiettivo che magari viene anche percepito come irrinunciabile, ma le cui conseguenze sono troppo amare.
Questo dirigente dalla spirito nostalgicamente gentiliano dovrebbe tenere in considerazione il fatto che i ragazzi di cui parla rispondono “Presente” anche oggi sulle scalinate di Redipuglia, sacrario voluto dal duce per preparare il terreno ad un’altra ecatombe mondiale, ma chi con occhio lucido e animo ben disposto alla pietas guardi quelle migliaia di nomi non può certo fare a meno di pensare che quella che Filisetti ritiene gloria sia stata costruita sulle lacrime e sui lutti. Così da questa visione non nasce la fierezza, ma l’augurio che mai più si ripeta un simile scempio e che le nostre figlie e i nostri figli non abbiamo mai questo destino atroce.
Del resto ai piedi di quella scalinata anche una mano fascista ha scritto “Non curiosità di vedere, ma proposito di ispirarvi vi conduca” e l’ispirazione che ne deriva è quella di gridare a pieni polmoni che l’esistenza dei giovani si realizzi e acquisti senso nella famiglia, negli amici, nei valori, nel lavoro, nella felicità e non certo in un sacrario o in una fossa comune. Il dottor Filisetti dovrebbe comprendere che il vero coraggio non sta nell’andare verso la morte, ma verso la vita. Così come dovrebbe capire che l’inconcepibile anacronismo e l’inutile retorica del suo pensiero non si accordano con il ruolo che ricopre. Tragga lui le conclusioni.
Comitato Civico “A & P”
Scarica Comunicato stampa 5.11.2020 Filisetti Ufficio Scolastico Regionale